8 marzo, donne protagoniste in agricoltura. Ma il Covid cancella 292 aziende femminili

Sono 292 le aziende agricole femminili scomparse in Veneto nell’anno della pandemia. Il 2% in meno, secondo i dati dalla Camera di Commercio di Vicenza per tutta la Regione, con una regressione da 14.403 a 14.111 unità.

«L’8 marzo della Cia – spiegano il presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona, Andrea Lavagnoli e la rappresentante di Donne in Campo Verona, Gabriella Albrigi – lo abbiamo voluto dedicare alle donne che lavorano in campagna. Sono tante (in Veneto più di una su 5, esattamente il 22,8% del totale delle aziende agricole, che sono poco più di 62mila) e si distinguono non solo per l’attenzione con cui conducono le proprie aziende, ma anche per l’impegno a tramandare le culture locali alle nuove generazioni. Le aziende agricole al femminile sono le più propense alla diversificazione delle attività a integrazione del reddito, quella che in Cia chiamiamo multifunzionalità. Lo fanno attraverso le fattorie didattiche, attraverso l’accoglienza degli anziani, dei disabili e degli emarginati, delle donne in difficoltà a difendere l’agricoltura di montagna. Le donne in campo sono impegnate a costruire asili nelle aziende dove insegnare ai bambini il valore dell’agricoltura e dell’ambiente e ad offrire catering agricoli alle vicine città».

I dati sulle chiusure delle attività tra la fine del 2019 e la fine del 2020 dimostrano che il sistema ha sostanzialmente retto, ma ha pagato un prezzo salato. Non c‘è provincia del Veneto che non chiuda il 2020 con il segno meno: Verona -1,3%, Belluno -2%, Padova -3,2%, Rovigo -4,6%, Treviso -1,1%, Venezia -2,9%, Verona -1,3%, Vicenza -1,1%, per una media regionale appunto del -2%. Il dato è più alto anche rispetto alla media italiana, dove si registra un saldo negativo dell’1,2%.

Un piccolissimo segnale di speranza è costituito dalle imprese agricole femminili giovanili, cioè con conduttori under 40. tra il 2019 e il 2020 il saldo è positivo, anche se si tratta di una manciata di aziende (+1,2%). Una giornata dunque dedicata alla riflessione su un asset strategico dell’agricoltura. «Non si tratta di quote rosa o di opportunità: ma come in tutti i settori, le donne hanno dovuto sopportare un peso maggiore durante la pandemia, dovendo occuparsi della casa, dei figli e del lavoro senza che venisse loro garantito un adeguato supporto», ricordano Lavagnoli e Albrigi.

“L’emergenza Covid ha colpito in maniera trasversale sia aziende guidate da uomini che da donne – sottolinea invece Francesca Marinelli, rappresentante per Confagricoltura Verona della Commissione per l’imprenditoria femminile in capo alla Camera di Commercio scaligera -. Non parlerei, quindi, di crisi legata a una questione di genere, ma semmai più o meno grave a seconda dei settori. Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile in agricoltura, in generale vediamo sempre più aziende gestite, amministrate e seguite da donne, anche in comparti che in passato erano di prerogativa maschile. Le donne in agricoltura ci sono sempre state, ma oggi, grazie alle nuove tecnologie, riusciamo ad avere ruoli sempre più di primo piano anche grazie alla possibilità di essere connesse e poter essere informate. Io, ad esempio, ho installato un sistema di irrigazione che posso accendere da casa dal mio smartphone, così come ci sono imprenditrici che gestiscono la stalla con una app. Questo ci consente di condurre le nostre aziende mettendoci il massimo dell’impegno, perché quello che vogliamo è fare le cose con le stesse competenze e intelligenza dei colleghi maschi, qualificandoci non come genere ma come professioniste”.

Scritto da: Laura Lorenzini