Brexit, bene l’accordo ma inevitabili più burocrazia e costi per l’export

Dopo 4 anni di negoziati fra Europa e Regno Unito, è stato raggiunto in extremis un accordo sulla Brexit che è un regalo di Natale a tutto il settore agroalimentare del Made in Italy, che potrà così continuare a esportare senza dazi o quote nel suo quarto mercato di sbocco commerciale, per un valore complessivo di 3,4 miliardi di euro.

“Un “no deal” avrebbe determinato barriere tariffarie, minore domanda interna nel mercato inglese e il deprezzamento della sterlina, penalizzando i prodotti italiani più venduti nel Regno Unito – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Verona -. In primis il vino, che rappresenta il 24% del totale delle esportazioni agroalimentari Oltremanica, con un fatturato superiore a 830 milioni di euro. Di assoluto rilievo anche il nostro export di ortofrutta trasformata (13%) e ortofrutta fresca (6%), così come dei prodotti da forno e farinacei (11%) e dei prodotti lattiero-caseari (9%). Hanno un forte impatto su questo primato i prodotti a indicazione geografica protetta (Igp), che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni verso Londra e che grazie all’accordo commerciale raggiunto continueranno a essere riconosciute e tutelate in territorio britannico”.

Secondo Lavagnoli questo risultato è, però, solo un primo passo nella costruzione di un nuovo sistema di relazioni fra l’economia europea e quella della Gran Bretagna, con conseguenze sulla libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali. “Occorrerà, infatti, mantenere una stretta vigilanza sulla governance dell’accordo per evitare danni futuri alla libera e leale concorrenza, che può andare a scapito delle aziende europee in merito agli aiuti di Stato e alle normative in campo fitosanitario e ambientale”.

Anche Confagricoltura accoglie con favore l’accordo commerciale tra Ue e Regno Unito sulla Brexit. Tuttavia c’è il timore che burocrazia e costi siano inevitabili con il cambiamento in arrivo e che richiederanno un maggiore impegno nella promozione per i prodotti made in Italy.

“Dal 1° gennaio prossimo esportare sul mercato britannico sarà più complicato sotto il profilo documentale e dei controlli. Di conseguenza, aumenteranno i costi” – puntualizza Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. Tutte le esportazioni dovranno essere accompagnate da una dichiarazione doganale. Per i vini, spumanti e liquori provenienti dalla Ue scatterà dal 1° luglio 2021 l’introduzione di certificati di importazione che prevedono anche lo svolgimento di un test di laboratorio. L’organizzazione degli agricoltori britannici (Nfu) ha già segnalato al proprio governo il rischio di blocchi e rallentamenti del traffico alle frontiere a causa dei nuovi adempimenti. È da mettere in preventivo, inoltre, un aumento della concorrenza ai nostri prodotti per gli accordi commerciali bilaterali che il Regno Unito, a seguito del recesso dalla Ue, sottoscriverà con i Paesi terzi. Dovremo perciò rafforzare le iniziative promozionali a favore dei nostri prodotti sul mercato del Regno Unito e trovare nuovi canali di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”.

Scritto da: Laura Lorenzini