Foreste, una filiera italiana dopo Vaia ed emergenza Covid

La tempesta Vaia prima e l’emergenza Covid poi hanno accentuato le debolezze del sistema forestale veneto ed italiano in genere, facendo esplodere problematiche come lo squilibrio tra la domanda e l’offerta del legname, la globalizzazione dei mercati e successivamente il blocco della circolazione e il crollo dei prezzi della materia prima. Una situazione che sta portando gli operatori del settore alla necessità di ripensare a una filiera più italiana, che incentivi l’utilizzo del legno locale, per aumentare il valore aggiunto dei boschi nostrani e per tutelare le industrie dalla concorrenza dei mercati globali nel medio-lungo termine.

“La tempesta Vaia ha creato un quantitativo abnorme di legname che ha fatto abbassare i prezzi e creato problemi a tutta la filiera – spiega Luca Canzan, del gruppo operativo It-For e direttore tecnico del Consorzio imprese forestali del Triveneto -. L’emergenza Covid va a peggiorare la situazione, rallentando la commercializzazione del legname con i Paesi Ue e l’ingresso della manodopera straniera, impiegata nella rimozione dei tronchi nel post Vaia, frenando quindi le operazioni di ripristino dei boschi schiantati. Il gruppo operativo It-For, costituito nel 2019 da soggetti pubblici e privati, lancia la sfida di rivitalizzare l’efficienza economica della filiera bosco-legno, attraverso la realizzazione di una piattaforma Web di compravendita del legname veneto. Si tratta di strutturare e organizzare un’offerta di legname coordinata, superando la frammentazione e vincendo l’incertezza delle industrie secondarie in merito alla garanzia di approvvigionamento del materiale legnoso”.

Un problema che non riguarda solo i boschi bellunesi e dell’Altopiano di Asiago, ma anche quelli della Lessinia e del Monte Baldo. “Nel Veronese i boschi sono soprattutto privati e subiscono il problema della frammentazione – riferisce Canzan -, che rende difficilmente commerciabili le risorse boschive. Questo porta a una situazione di abbandono e di incuria, con proliferazione della fauna selvatica. Mettendo questi boschi online sulla piattaforma veneta, potremmo stimolare l’incontro tra la domanda e l’offerta e l’utilizzo di risorse a km 0 per le aziende del legno-arredo. Un sistema che può consentire di fare reddito a tanti cittadini che non sanno di possedere un patrimonio boschivo che ha un valore sul mercato”.

Attualmente il mercato del legname in Veneto, come in tutta Italia, è caratterizzato da uno squilibrio tra domanda e offerta. L’Italia è il terzo importatore di legname da Paesi extra Ue, ma vende all’estero il legname più pregiato dei propri boschi. Un problema strutturale della filiera foresta-legno che si conferma nel Veneto, nonostante il settore industriale (legno-arredo) rimanga tra quelli di punta nell’economia regionale con 12.000 imprese, 70.000 addetti ed esportazioni per un valore superiore ai 2,2 miliardi di euro.

Scritto da: Laura Lorenzini