Nel Padovano suini antibiotici e ogm free per uscire dalla crisi

Più qualità e differenziazione, per distinguersi dagli altri Paesi europei. Suini antibiotici free e ogm free, per andare incontro a un mercato che chiede sempre di più prodotti sostenibili. È la strada indicata da Michele Zanato, presidente dei suinicoltori di Confagricoltura Padova, per uscire dalla gravissima crisi che sta attanagliando il settore.

Il prezzo dei suini è sceso in pochi mesi da 1,60 euro a 1,08 euro al chilo. La prima botta è stata sferrata dal lockdown; poi è arrivata la peste suina, riscontrata in settembre in Germania su cinghiali selvatici, a bloccare le esportazioni tedesche verso la Cina, con la conseguenza che si sono riversate sul territorio europeo 60.000 tonnellate di carne ogni mese, pari al 50% della produzione mensile italiana. Le quotazioni nazionali ne hanno risentito pesantemente, con la perdita del 20 per cento del valore solo nelle ultime settimane.

“Andiamo incontro a un periodo di forte incertezza e surplus produttivi – osserva Zanato, titolare di due grossi allevamenti a Montagnana e Ponso – che hanno già colpito la Spagna, secondo produttore europeo di suini dopo la Germania. L’Europa si era preparata ad esportare grosse quantità di carne in Cina e oggi, invece, rischiamo il collasso. Non solo. La scorsa settimana la Cina ha sospeso gli acquisti nei due più grandi macelli della Danimarca, causa Covid e, a dicembre, con lo scadere dei contratti, si teme che sospenda buona parte dei ritiri di carne da tutta Europa fino al Capodanno cinese, il 12 febbraio prossimo. Sul fronte interno i consumi nazionali sono di nuovo fermi, a causa del blocco dell’Horeca, e anche le prossime festività natalizie, con l’emergenza sanitaria in atto, non riusciranno a dare sprint al comparto.

Secondo Zanato bisogna, quindi mettere in atto strategie per il futuro, che non si limitino agli aiuti economici che fino ad oggi, tra l’altro, sono stati solo promessi. “Abbiamo fatto la domanda più di un mese fa, ma non abbiamo ancora visto ristori. Ci hanno dato la possibilità di fare nuovi debiti, ma con tassi più elevati. Quindi dobbiamo aiutarci da soli. Nel Padovano abbiamo circa un centinaio di allevamenti, di cui una ventina con un peso importante, per un totale di 45.000 capi. Siamo sulle montagne russe da cinque anni e anche la dop non è più conveniente, perché comporta solo un aggravio di burocrazia e non è remunerativa. Dobbiamo, quindi, puntare dritto alla qualità, producendo una carne migliore rispetto agli altri Paesi europei. Quindi alimentazione con materie prime d’eccellenza e antibiotici free, aumento dei parametri di benessere animale, lavorazioni ad hoc di salumieri e prosciuttai. Io ho dovuto rinnovare mezza azienda per farlo, ma è una strada che sta funzionando, perché nei Paesi del Nord europeo c’è molta richiesta di carne di suino biologica o di alta qualità. I consorzi, però, devono fare la loro parte, investendo di più in promozione : il prosciutto spagnolo non è migliore del nostro, ma costa dieci volte di più. Merito di un grande lavoro sull’immagine, che poco si è fatto con i nostri prodotti”.

Scritto da: Laura Lorenzini