Nubifragi, Massignan: “Troppo cemento ci danneggia”

“L’eccessiva edificazione non  è stato sviluppo, ma danno alla collettività”. Lo dice Giorgio Massignan, di VeronaPolis, commentando i nubifragi e la piena dell’Adige di questo fine agosto.

“Ieri sera, in lungadige Rubele,  il livello registrato dall’acqua dell’Adige, era di quasi un metro oltre lo zero idrometrico” – annota Massignan -. Si trascinava alberi, tronchi, rami ed altro materiale proveniente dal Trentino. Ormai, le bombe d’acqua, gli smottamenti, le frane e le strade ridotte in canali per acqua  e fango, si ripetono con preoccupante frequenza e con intensità crescente. I negazionisti, che hanno interesse a non modificare l’attuale tipo di economia e di consumo delle risorse naturali non riproducibili,  insistono nel sostenere che i cambiamenti climatici nel nostro pianeta ci sono sempre stati e che non ci dobbiamo preoccupare. Ma non considerano i tempi intercorsi tra le varie mutazioni”.

I dati dicono che, dalla fine del 1800, con la rivoluzione industriale e una conseguente accentuazione dei consumi di materiali fossili, ad oggi, la curva del riscaldamento del nostro pianeta ha avuto un’innaturale impennata. All’aumento della temperatura, che sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento dei livelli dei fiumi e intense precipitazioni in periodi di tempo molto ristretti, si deve aggiungere la mancata, o meglio, la pessima pianificazione urbanistica e il conseguente cattivo uso del suolo. La frenesia edificatoria, viene giustificata con il bisogno di sviluppo economico. Ma, personalmente, faccio fatica a comprendere quale beneficio ci abbia portato questa eccessiva cementificazione del territorio. Per il momento, un maggior inquinamento ed una minore sicurezza ambientale.

“Dal secondo dopoguerra ad oggi, si è continuato a costruire – sostiene Massignan -, anche se non era necessario. Un esempio: ogni Comune della nostra Provincia ha realizzato la propria zona industriale, invece di coordinarsi tra vari Comuni per definire, nell’area più adatta ed a minor impatto ambientale, per costruirne una per tutti. Si sarebbero ridotti i costi per la  depurazione ed  evitato di asfaltare suolo, in ogni Comune, per  le diverse infrastrutture viabilistiche. Gli interessi elettorali ed economici hanno avuto la meglio sulla tutela del territorio. Si è costruito una quantità enorme di appartamenti residenziali, trascurando il recupero degli esistenti e portando la sola città di Verona ad avere oltre 10.000 appartamenti non utilizzati. Così, anche zone fragili e paesaggisticamente delicate, sono state violentate dal cemento. Un esempio su tutti:  il Borgo degli Ulivi a Quinzano”.

Secondo Massignan le ultime vicende urbanistiche locali hanno e stanno congestionando la nostra città di centri commerciali che, una volta realizzati, sarebbero sufficienti a soddisfare un utenza di oltre 2.000.000 di unità; Verona e provincia, non arrivano a 900.000. “Nonostante quello che stiamo vivendo in questo periodo, in zona Nassar, a Parona, è ancora prevista la lottizzazione su un’area di oltre 72.399 metri quadrati, proprio di fronte all’Adige.  Ogni corso d’acqua, in vari periodi dell’anno, aumenta la sua portata, in base alle piogge e allo scioglimento dei ghiacciai. Per non allagare le zone urbane, sono necessarie le aree di esondazione che, da noi, sono state e stanno per essere, ricoperte di cemento. Ricordo che il Veneto è la regione italiana che, con +785 ettari, nel 2019 ha consumato più suolo, e Verona è la seconda città italiana, con un incremento di 33 ettari”.

Tra le varie cause che hanno ridotto paludi urbane alcuni quartieri della nostra città, è necessario tornare al 1882 e poi al 1930, quando, in due fasi, il nostro fiume  è stato canalizzato dentro argini artificiali ed i suoi rami minori interrati. La zona di Parona, di Sant’Alessio, dell’Interrato dell’Acqua morta, di San Eufemia e dei Filippini facevano parte dell’alveo del fiume, alcune erano interessate dal passaggio di rami minori e sono più basse rispetto al livello della città. A queste condizioni morfologiche, va aggiunto l’intensa attività edilizia nelle nostre colline, che ha tolto capacità di assorbimento delle acque ed ha impermeabilizzato il suolo.

Massignan ricorda anche che “lo sconsiderato aumento degli impianti di vigneti ha causato il terrazzamento artificiale delle colline, il taglio di alberi con un buon apparato radicale e la conseguente piantagione di viti, che non sono in grado di trattenere la terra ed evitare gli smottamenti. Tutto questo per alcuni significa sviluppo e progresso, io invece lo definisco un lento suicidio”.

Scritto da: Laura Lorenzini