Radicchio, sovrapproduzione e tonfo dei prezzi

di Laura Lorenzini

Sovrapproduzione e crollo dei prezzi. Non è una buona annata per i radicchio veronese, condizionato da un inverno caldo che ha anticipato la maturazione e frenato lo sviluppo delle piante.

“Le bizze del clima hanno portato alla sovrapponibilità dei raccolti, a maturazioni anticipate, a copiose inflorescenze, a mancate formazioni dei cespi ed a sovrapproduzione in un periodo ristretto – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente provinciale di Cia – Agricoltori italiani -. In conseguenza di tutto questo le quotazioni sono crollate. I prezzi all’origine del radicchio tondo sono passati da 0,3-0,5 euro al chilo della prima metà di dicembre agli attuali 0,4-0,6 euro. Prezzi insoddisfacenti, in quanto il costo di produzione si attesta su 1,10 euro al chilo, che aumenta in base alle quantità di interventi irrigui affettati e alle minori  rese. La gran parte del prodotto è conservato in frigo, a causa dell’ingolfo produttivo verificatosi: tutto questo è destinato a determinare costi aggiuntivi, che impatteranno sui consumi finali lasciando i produttori al palo per quanto riguarda il recupero dei loro costi”.

Spiega Cristiana Furiani, componente dei produttori di radicchio di Confagricoltura Verona, presidente del Consorzio radicchio di Verona Igp e amministratore delegato dell’op Geofur di Legnago, che aggrega trenta aziende e coltiva 1.000 ettari di radicchio di Verona Igp, radicchio lungo e tondo: “Il caldo anomalo ha fatto maturare anticipatamente le qualità autunnali. Quindi sul mercato è arrivata tanta merce tutta assieme, anche perché quest’anno tante aziende hanno deciso di fare più radicchio. Inoltre, le aziende prive di frigoriferi hanno immesso tutto il prodotto raccolto sul mercato, saturando l’offerta e favorendo gli speculatori, che hanno acquistato a prezzi stracciati. Credo che nel nostro settore ci sia troppa improvvisazione e una mancanza di aggregazione e pianificazione. Fattori che danneggiano tutto il comparto. Noi, che siamo un’organizzazione di produttori, abbiamo capito per tempo che ci sarebbe stata una maturazione anticipata e perciò ci siamo organizzati per fare la raccolta nei tempi giusti e poi stivare il prodotto in eccesso. Il radicchio invernale, invece, sta maturando con le corrette tempistiche e lo stiamo raccogliendo adesso. La qualità è molto bella, grazie all’escursione termica ideale tra giorno e notte: i cespi sono color rosso rubino e il sapore non ha il solito retrogusto amaro, ma è quasi dolce. Grazie alla pianificazione e all’aggregazione tra aziende riusciamo a spuntare i prezzi giusti, che tengono conto anche dei costi di produzione aumentati tra gasolio e fertilizzanti”.

Andrea Tosoni, coltivatore di Valeggio che fa capo a Confagricoltura Verona, coltiva radicchio di Chioggia e Verona, ma negli ultimi anni, a causa del cattivo andamento dell’ortaggio, ha ridotto notevolmente la coltivazione. “Avevamo dieci ettari, ma quest’anno siamo scesi a due – spiega -. Da anni ci pagano pochissimo il prodotto e non riusciamo a portare a casa reddito, e questo vale per tutte le varietà e tutte le piazze d’Italia. Ogni anno ci chiediamo se continuare o se cambiare coltura e anche questa stagione ci conferma che la situazione non migliora. Non ci sono le condizioni per lavorare. Il mercato paga poco, e inoltre, a causa della sovrapproduzione dovuta al caldo anomalo, che ha anticipato lo sviluppo, abbiamo quasi tutto il radicchio in frigorifero”.

Scritto da: Laura Lorenzini