Joe Biden, attesa dei viticoltori per le politiche commerciali degli Usa

Come cambierà la politica commerciale degli Stati Uniti con l’arrivo del nuovo presidente Joe Biden? È la domanda che si stanno ponendo i produttori vinicoli veronesi, che da soli rappresentano il quarto esportatore mondiale. L’insediamento del presidente eletto alla Casa Bianca avverrà il 20 gennaio 2021. E tra le prime mosse ci si aspetta qualcosa che riguardi gli scambi commerciali.

Molta attesa c’è tra i viticoltori, che negli Stati Uniti hanno uno dei canali di sbocco più importanti. “L’export di vino italiano si pone ai vertici planetari, visto che nel 2019 ha fatto registrare quasi 6,4 miliardi di euro di vendite all’estero – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona -. Il Veneto, da solo, con i suoi 2,31 miliardi di euro, rappresenta una quota in valore sul totale esportato dall’Italia del 36% circa, facendolo porre in una classifica virtuale al quarto posto mondiale, alle spalle di Francia, Italia e Spagna, precedendo Cile e Australia. E sono proprio gli Stati Uniti il principale mercato di esportazione dei vini veneti. Nel 2019 una bottiglia veneta su cinque è andata in America: il valore in euro, nel 2019, è stato di quasi 474 milioni di euro. Una crescita poderosa, visto che all’inizio del decennio, nel 2010, la quota era di 190 milioni di euro. C’è stato un balzo in avanti del 148,2%, per una quota di mercato che è del 20,1%”.

Considerato inoltre che il secondo Paese per quote di export è il Regno Unito (410 milioni di euro di valore, 17,4% del mercato), dove sono ancora incerti i destini dei commerci post Brexit, si capisce quanto sia importante mantenere il canale preferenziale con il mercato oltre oceano. “Gli Usa sono il secondo canale di sbocco, dopo la Germania, per vini importanti veronesi come l’Amarone – rimarca Lavagnoli -, che negli Usa ha una quota export pari a oltre 20 milioni di euro e come denominazione Valpolicella, comprendente l’intera gamma dei vini, vale il 20 per cento dell’export extracomunitario. È chiaro che sia il mercato Usa che quello dell’Inghilterra ad oggi sono per noi fondamentali per quanto riguarda l’export. Siamo la prima regione produttiva in Italia, con 11 milioni di ettolitri, di cui oltre l’80 per cento di vini dop e quindi di alta qualità. I 4 miliardi di dazi Ue sulle merci Usa non rappresentano una compensazione per i nostri produttori agricoli, ma sono solo il prolungamento di una lunga battaglia commerciale che auspichiamo possa terminare prima possibile con la nuova amministrazione Biden”, conclude Lavagnoli. “I dazi sono i peggiori nemici dei vini italiani da una parte e della qualità dall’altra, perché i mercati di sbocco cercherebbero di ovviare comprando merce meno cara ma di un livello sicuramente più basso rispetto a quello italiano. Bisogna invece perseguire la strada degli accordi”.

Scritto da: Laura Lorenzini