Covid, in Veneto didattica a distanza fino al 31 gennaio

Il Veneto non è pronto per riaprire le scuole. Alla luce dei dati preoccupanti legati all’emergenza Covid, sarebbe troppo rischioso riprendere le attività in aula in questo momento. Così la pensa il governatore Luca Zaia, che ha firmato un’ordinanza in base alla quale le scuole superiori resteranno chiuse fino a domenica 31 gennaio. Questo significa che dopo le feste, tutti gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, statali e paritari, comprese le scuole di formazione professionale, proseguiranno con la didattica a distanza. Le lezioni in presenza, quindi, riprenderanno dal primo febbraio. Resta garantita, invece, la partecipazione a laboratori o alle attività per alunni con disabilità e bisogni educativi speciali.

Come specifica l’ordinanza regionale, il provvedimento viene adottato in quanto “le misure statali e regionali non hanno determinato il contenimento del contagio in misura tale da consentire l’espletamento del servizio scolastico”, tenendo in considerazione che, in tutto il Veneto, dovrebbero riprendere a spostarsi 117 mila studenti e 18 mila tra docenti e personale Ata, con possibili assembramenti. In un momento ancora critico. Sulla base dei dati dell’Azienda Zero, alle ore 8 di questa mattina, in Veneto si registravano 94.956 soggetti positivi, 2.706 ricoverati in area non critica e 368 persone in terapia intensiva. Anche a Verona i numeri restano alti. Questa mattina erano 20.651 i positivi, 249 i ricoverati (Borgo Roma, Borgo Trento e Marzana) e 36 le persone in terapia intensiva.

“Insieme alla Prefettura e ad Atv avevamo già predisposto il rinforzo del servizio di trasporto scolastico, ma è troppo rischioso riprendere le attività in aula in questo momento – spiega il sindaco Federico Sboarina -. I dati non sono per niente incoraggianti, soprattutto nella nostra città. La previsione di riaprire le scuole era preoccupante, in quanto avrebbe determinato inevitabili affollamenti. Anche aumentando le corse, infatti, se ingresso e uscita dei ragazzi non sono scaglionati e riorganizzati, creano per forza delle ore di punta sui bus, utilizzati anche dai lavoratori e dagli anziani. Rischio che non corriamo con i livelli di istruzione inferiore, per i quali il servizio di trasporto è organizzato in maniera completamente differente. Per tutelare la salute pubblica e anche l’economia cittadina è prudente rimandare, quindi, di qualche settimana. So che è importante per i nostri ragazzi e giovani la crescita anche personale a contatto con i coetanei e con i docenti. Si tratta di un grande sacrificio a cui adesso sono chiamati, ma faremo tutto il possibile perché questo avvenga quanto prima. Non possiamo minare adesso un possibile ritorno alla normalità entro la prossima primavera”.

Scritto da: Laura Lorenzini