Massignan: “Nuovo piano urbanistico, va spezzato il rapporto tra la politica e l’economia”

Nella nostra città sta per essere definito il nuovo Pat, il Piano di assetto del territorio che dovrebbe delineare le scelte strategiche di assetto e di sviluppo del territorio comunale. Sarebbe stato necessario utilizzare il metodo della vera pianificazione partecipata, bloccare il consumo di suolo e rigenerare le aree e gli edifici inutilizzati. Non un sogno o di un’utopia, ma un’ipotesi di città a misura umana”.

Così Giorgio Massignan interviene sul nuovo piano urbanistico. “Valutando l’eccessivo numero di aree industriali e di immobili dismessi, oltre alle migliaia di appartamenti sfitti, sarebbe necessario bloccare ogni nuova costruzione ed espansione edilizia che, oltre al consumo di suolo, occupa le poche aree verdi rimaste  – sottolinea – e sfrangia disordinatamente il tessuto  urbano della città, con conseguenze negative sia per la mobilità che per i servizi. È necessario intervenire sulla riqualificazione del patrimonio edilizio inutilizzato, che andrebbe schedato attraverso una mappatura sulla tipologia, la proprietà, lo stato di fatto e la rigenerazione fisica e funzionale, per poi definirne le destinazioni d’uso in un quadro complessivo e organico del territorio”.

Secondo Massignan il recupero degli immobili e delle aree dismesse potrebbe offrire le risposte idonee ai problemi della casa, dei canoni di locazione convenzionati, degli alloggi per studenti e del ritorno degli abitanti in centro storico, favorendo le giovani coppie.  “La riqualificazione delle aree industriali dismesse permetterebbe l’inserimento di attività produttive e di ricerca innovativa, evitando altro consumo di suolo – osserva -. Con un’oggettiva pianificazione partecipata, le destinazioni d’uso non sarebero definite solo sulla base delle manifestazioni di interesse degli operatori economici privati, ma dalle oggettive necessità ed esigenze del territorio e dei suoi abitanti.  In questo modo si evirebbe il rischio di approvare un numero eccessivo e non necessario di centri commerciali, direzionali, ricettivi e logistici”.

La struttura urbana,  secondo l’architetto, è un organismo con precisi equilibri funzionali, che non andrebbero scompensati con scelte d’uso dettate soprattutto dalla redditività immobiliare. “L’organismo città è formato da sistemi interdipendenti, che dovrebbero essere calibrati sulle necessità economiche, sociali e culturali del territorio, sulla residenzialità, sul commercio, l’industria, la cultura, la scuola, la sanità, il verde, i servizi e la mobilità – insiste -. La città dovrebbe trasformarsi da monocentrica, con poli monofunzionali periferici, a policentrica, assegnando pari dignità a tutte le zone urbane”.

E il sistema della mobilità? Supportato da un efficiente trasporto pubblico e di mobilità “dolce”, “assumerebbe lo stesso ruolo dei sistemi venosi e arteriosi nel corpo umano, per trasportare gli utenti nei diversi luoghi cittadini. Il sistema del verde funzionerebbe da spina dorsale dell’intero sistema-città, riunendo le varie parti urbane con percorsi verdi di collegamento ai parchi distribuiti sull’intero territorio. Non si tratta di un sogno o di un’utopia, ma di una ipotesi di città a misura umana – chiosa Massignan -. Ma, per poterla realizzare, è indispensabile interrompere il rapporto tra la politica e l’economia che sinora ha prodotto l’attuale metodo di pianificare il territorio, con le troppo dannose conseguenze”.

Scritto da: Laura Lorenzini