Momento nero per la musica, gli artisti chiedono aiuto

Concerti cancellati, locali chiusi, lezioni sospese, matrimoni a porte chiuse: è un momento nero anche per l’industria dell’intrattenimento e della musica. Cosa si può fare a livello regionale per aiutare gli operatori e gli artisti del settore musicale, in gravissima crisi per la pandemia? Tomas Piccinini incontra i principali rappresentanti della filiera imprenditoriale musicale, dal live alle case discografiche e agli editori musicali, per capire come intervenire. Piccinini è vicesindaco e assessore alla Cultura e al Sociale del Comune di Mozzecane,uno dei più attivi del Veneto nel settore della musica e della cultura, ed è candidato in Regione. La dicono lunga i dati sull’estate di spettacoli a Mozzecane, che, pur in tempi di emergenza Covid, ha visto finora oltre 1.000 spettatori e 70 musicisti coinvolti: numeri che stanno aiutando anche la ripresa del territorio e delle attività economiche, con la ristorazione e l’accoglienza alberghiera che riprendono a marciare.
Un esempio di come l’unione di forze tra pubblico e privato possa dare grandi risultati, come dimostra il connubio tra assessorato alla Cultura di Mozzecane e Fondazione Discanto.«La situazione nel mondo della musica e dello spettacolo è agghiacciante. Migliaia di famiglie che vivevano del lavoro in questo settore sono in gravissima crisi», sottolinea Tomas Piccinini, che chiarisce i dati di questa drammatica situazione: Verona ha sofferto come il resto d’Italia con tagli al fatturato del comparto dal 70 al 100%. Eclatante nella nostra città è la sofferenza diretta e indotta della Fondazione Arena, che a causa delle restrizioni pandemiche, ha incassato 1.138.000 euro con 11 recite in confronto con i 26.688.000 euro in 51 recite del 2019, con un calo di incassi e indotto per la città vicino al disastro economico. Pensiamo poi alle famiglie degli stagionali (musicisti, cantanti, macchinisti, comparse, eccetera) rimaste senza reddito.
A livello nazionale, lo scorso aprile sono stati chiesti al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e ai ministri dei beni Culturali e dell’Economia, Franceschini e Gualtieri una serie di interventi, evidenziando lo stato di crisi dell’intero comparto e la necessità di misure urgenti. Un settore che, secondo i dati di Italia Creativa raccolti da EY, vale quasi cinque miliardi di euro, occupando oltre 169 mila persone. Le associazioni Afi, Anem, Assomusica, Fem, Fimi e Pmi hanno descritto una situazione drammatica. L’impatto degli interventi governativi anti Covid è subito emerso nella sua gravità. Secondo le stime di Assomusica, a fine stagione estiva ammonteranno a circa 350 milioni di euro le perdite per il solo settore del live. A questo danno vanno aggiunte poi anche le perdite legate all’indotto, che l’associazione stima in circa 600 milioni di euro. A livello di economia del lavoro, solo per gli eventi di musica popolare contemporanea, lavorano circa 60 mila persone: famiglie e imprese che necessitano di uno sforzo e un supporto finanziario straordinario e duraturo da parte delle istituzioni.
A tutto ciò vanno aggiunti i danni per il mancato versamento dei diritti d’autore a causa della mancata attività dal vivo e della chiusura di discoteche, palestre ed altri luoghi di aggregazione. Il potenziale danno per autori e editori musicali è stimato da Siae per il 2020, a causa del lockdown e delle sue conseguenze, in circa 200 milioni di euro, una cifra destinata a crescere esponenzialmente in base alla durata dell’emergenza sanitaria e in base alle tempistiche di graduale riapertura delle diverse attività. Le vendite di prodotto fisico (cd e vinili) sono crollate di oltre il 70% tra marzo e aprile (dati Fimi) e anche il digitale, a causa della contrazione di novità in uscita per l’impossibilità di presentare novità e per la chiusura delle sale di registrazione non è in grado di compensare il declino generale. Si prevede un durissimo contraccolpo con oltre 100 milioni di mancati ricavi solo nel 2020. Drammatici anche gli effetti sul lavoro. Il fermo delle attività ha prodotto effetti catastrofici sull’occupazione del settore con centinaia di migliaia di musicisti, tecnici e addetti, di fatto senza attività e con prospettive potenzialmente tragiche dal punto di vista economico.
Scritto da: Laura Lorenzini