Case di riposo, gli anziani muoiono di solitudine

“Alcune famiglie ci riferiscono che gli anziani nelle case di riposo della provincia di Verona stanno morendo di solitudine. Chiediamo che riprendano al più presto le visite dei parenti e le attività di gruppo, come suggeriscono le nuove linee guida dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss), che la Regione Veneto deve prontamente recepire”.

 

Elisa La Paglia, consigliera comunale, lancia un appello sulle case di riposo veronesi, che con l’emergenza Covid hanno adottato restrizioni severe per limitare il contagio. “Le famiglie ci hanno riferito che, ad esempio a Negrar e Pescantina, possono vedere i loro cari mezzora la settimana, a distanza e con mascherine.  È sacrosanto che le 80 strutture veronesi, che accolgono 5.600 anziani, abbiano messo in atto tutte le regole volte a garantire la sicurezza dei loro ospiti – sottolinea -. Però non possiamo neppure tenere gli anziani reclusi nelle camere, senza alcun contatto con i loro cari, come sta accadendo in molte case di riposo della provincia. Ci sono strutture in cui da febbraio gli anziani non escono nel parco e non svolgono attività ricreative, restando quasi sempre parcheggiati in camera a guardare la tv. Il vero problema è la carenza di personale. L’emergenza Covid sta facendo emergere le carenze che prima venivano compensate dai familiari: erano loro a dare da mangiare ai parenti non autosufficienti o a pagare le badanti per questo ed erano sempre loro a portarli fuori nel giardino o ad assisterli durante la giornata. Non tutte le strutture, fortunatamente, sono così, perché ci sono anche delle eccellenze. Anche in questo serve equità. Siamo solidali con il personale, perché lavora più di prima e in condizioni precarie. La Regione invece fa pagare rette salate e poi non dà servizi di qualità ai cittadini. Le carenze del fondo per la non autosufficienza creano una forte disparità: sono circa 8.000 su 33.000 le famiglie che devono pagare per intero la retta perché non sostenute dalla Regione Veneto”.

I parenti delle case di riposo hanno raccolto oltre 200 firme con una petizione che chiede il diritto di poter assistere i propri cari, con tutte le precauzioni che la pandemia impone. Le hanno inviate al governatore Luca Zaia, all’assessore regionale Manuela Lanzarin e a tanti altri politici, tra cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma senza avere risposte. “Le case di riposo devono creare le condizioni idonee affinché gli anziani possano rivedere in sicurezza parenti e conoscenti – sottolinea Elisa La Paglia – e possano tornare a godere delle attività a regime nel rispetto del distanziamento sociale, come indica il documento pubblicato il 3 settembre nel report dell’Istituto Superiore di Sanità. Si tratta di un documento aggiornato in base alla situazione epidemiologica attuale nel quale, come ha spiegato Paolo D’Ancona, coordinatore del gruppo di lavoro che ha realizzato il rapporto, si sottolinea come il benessere degli anziani e delle persone fragili sia intimamente collegato alla loro sfera emotiva. Perciò l’incontro con i familiari e la vita relazionale sono indispensabili anche per mantenere un buon stato di salute. E’ necessario, di conseguenza, imboccare una strada che riporti il più possibile alla normalità. Chiediamo anche che la Regione Veneto destini dei fondi per creare delle aree separate nelle case di riposo per il fine vita, in cui i familiari possano assistere e salutare i loro cari negli ultimi giorni della loro esistenza”.

Scritto da: Laura Lorenzini