Contattaci per scoprire i Nostri Servizi
A seguito di una ricerca durata quattro anni, alcuni ricercatori hanno avuto conferma che un edificio, ora in disuso, durante la Seconda Guerra Mondiale era destinato a luogo di detenzione di ebrei e prigionieri politici. La struttura, situata nella campagna a sud di Montorio nei pressi di via del Vegron, ai confini con San Michele extra, è stata occupata nel 1944 e impiegata per imprigionare in massa soprattutto ebrei in attesa del trasferimento verso altre destinazioni.
Nell’ex campo di concentramento sono state organizzate alcune visite guidate, che si svolgeranno il 14 dicembre alle 10 e il 15 dicembre alle 10.30. L’ex Campo è gestito dalle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, che hanno pulito e riordinato il luogo della Memoria. Grazie al Patto di sussidiarietà siglato con il Comune, le associazioni hanno avviato le attività per far conoscere la tragica storia del luogo, inserito nel perimetro dei luoghi di commemorazione del “Giorno della Memoria”.
Il casale che ospitava il campo di concentramento è denominato “DAT La colombara” ed è di proprietà demaniale. E’ stato individuato da Roberto Rubele, Gabriele Alloro e Cristian Albrigi, tre appassionati ricercatori, che hanno raccolto fonti scritte e oltre settanta testimonianze orali.
Racconta Roberto Rubele, presidente dell’Associazione Montorioveronese.it: «La nostra ricerca è iniziata nel 2014 allo scopo di capire cos’era successo a Montorio alla fine della guerra – spiega -. Il 26 aprile 1945, durante il ritiro delle truppe tedesche, c’è stata una strage a Montorio e Ferrazze. Avendo a disposizione solo pochi ma importanti documenti abbiamo realizzato una serie di interviste e nel corso delle nostre indagini abbiamo individuato questo campo di concentramento».
Che in zona fosse presente in passato un campo era noto anche all’Istituto veronese per la storia della Resistenza, con cui l’associazione montorioveronese.it presieduta da Rubele collabora, ma non era mai stato individuato. «Attraverso le testimonianze siamo riusciti a trovarlo – aggiunge Rubele – ed è stato difficile, perché molte testimonianze parlavano di un campo a San Michele, essendo l’edificio situato in aperta campagna fuori da un centro abitato. Sono stati sicuramente detenuti circa 60 ebrei romani, prigionieri politici e i parenti dei renitenti alla leva. Sappiamo che per un mese è stata imprigionata anche Matilde Lenotti, arrestata in seguito all’assalto al carcere degli Scalzi».