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di Fernando Malagò
Una pacifica “invasione verde” ha animato il cuore di Lendinara. Centinaia di pensionati e soci di Confagricoltura provenienti da tutta la regione si sono dati appuntamento al Teatro Ballarin per partecipare all’annuale Assemblea Regionale Anpa (Associazione nazionale pensionati agricoltori), dedicata al tema Tradizione e Innovazione in un mondo che cambia.
Già dalle prime ore del mattino una squadra di giovani dipendenti e collaboratori di Confagricoltura si è impegnata nell’allestimento degli spazi, curando il percorso che unisce il teatro a Palazzo Malmignati. Al termine della manifestazione, con lo stesso entusiasmo, hanno provveduto a ripulire tutto, lasciando la città in perfetto ordine. Un gesto di civiltà e di rispetto che ha colpito i presenti e che rappresenta simbolicamente quel ricambio generazionale di cui l’agricoltura ha oggi più che mai bisogno: giovani che credono ancora nel valore e nel futuro del settore primario.
L’assemblea si è aperta con i saluti istituzionali alla presenza del presidente nazionale Anpa, Rodolfo Garbellini e del segretario nazionale Angelo Santori, seguiti dall’intervento del presidente regionale Lauro Ballani. Ballani ha sottolineato il ruolo fondamentale degli agricoltori nel presidiare e proteggere un territorio fragile come il Polesine, oggi messo a dura prova da crisi climatiche, economiche e produttive. “Le difficoltà maggiori – ha ricordato – si sentono soprattutto nei settori frutticolo e cerealicolo, dove il cambiamento climatico e i costi di produzione stanno erodendo i margini di redditività delle imprese”. Il presidente ha quindi ribadito l’urgenza di politiche agricole stabili e lungimiranti, capaci di garantire reddito e sicurezza alle aziende, promuovendo al contempo innovazione e sostenibilità, con un’attenzione particolare ai giovani agricoltori e alla riduzione dell’uso dei prodotti chimici.
Un ruolo decisivo, ha ricordato Ballani, spetta alle associazioni di categoria, autentici punti di riferimento per la rappresentanza del mondo agricolo e per la tutela di una tradizione che ha costruito la storia economica e sociale del Polesine.
Sotto la regia del direttore di Confagricoltura Rovigo Massimo Chiarelli, l’assemblea ha ospitato l’intervento dello storico Fabio Ortolan, profondo conoscitore della storia rurale polesana e veneta. Ortolan ha ricordato che proprio a Lendinara, il 16 giugno 1869, nacque la prima associazione di agricoltori, e che nel 1899 vide la luce il primo zuccherificio, fortemente voluto da Dante Marchiori ed Emilio Marani. Ortolan ha guidato i presenti in un vero e proprio viaggio nel tempo, raccontando che il Teatro Ballarin – oggi elegante sede di convegni e spettacoli – fu in passato un magazzino di patate. “Nel 1812 – ha spiegato – il Comune acquistò l’edificio, allora noto come il Granarazzo, per destinarlo a teatro civico. Ma la crisi economica successiva all’Unità d’Italia ne cambiò la destinazione, facendone per decenni un deposito agricolo”.
Lo storico ha quindi ripercorso le tappe della modernizzazione agricola polesana, ricordando come questa terra, posta tra i due grandi fiumi Adige e Po, abbia dovuto imparare a convivere con l’acqua: risorsa preziosa ma anche fonte di disastri. Alluvioni, esondazioni e bonifiche hanno modellato il paesaggio e la mentalità contadina, portando alla nascita delle idrovore e delle cattedre ambulanti di agricoltura, istituite per diffondere le migliori pratiche colturali, le nuove sementi, i concimi più efficaci e le tecniche moderne di allevamento.
“Fu quella la vera scuola dell’agricoltura polesana – ha ricordato Ortolan – che preparò il terreno alla rivoluzione meccanica, con l’arrivo dei primi trattori. Mio padre – ha raccontato con un sorriso – aveva un Landini L25, e d’inverno toglieva le ruote per metterlo sotto scala”.
La parte conclusiva dell’incontro è stata dedicata al futuro. A rappresentarlo è stato Francesco Longhi, agronomo, imprenditore e presidente regionale dei Giovani di Confagricoltura (Anga), esempio concreto di una nuova generazione che guarda avanti senza dimenticare le proprie radici. Longhi ha ricordato come eventi recenti – la pandemia, i conflitti internazionali e il cambiamento climatico – abbiano riportato l’attenzione sull’importanza strategica dell’agricoltura per la sicurezza alimentare del Paese. “Solo quando mancano le scorte – ha osservato – ci rendiamo conto di quanto sia vitale avere derrate sane e sufficienti”.
Serve una visione chiara e una programmazione di lungo periodo. Tra le nuove sfide per l’agricoltura polesana, Longhi ha sottolineato l’importanza di saper guardare oltre le colture tradizionali, accennando a progetti di diversificazione fino a poco tempo fa impensabili — come la sperimentazione dell’olivicoltura in provincia di Rovigo, resa oggi possibile anche dai mutamenti climatici in atto. Al tempo stesso, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di vigilare con attenzione sui trattati internazionali che rischiano di penalizzare il nostro comparto agricolo e di difendere con decisione il valore delle produzioni locali, evitando l’importazione di prodotti esteri che non offrono le stesse garanzie di qualità, sicurezza e genuinità assicurate dal lavoro e dalla professionalità dei nostri agricoltori.