Agriturismi esclusi dai fondi ministeriali per l’agroalimentare

Grande delusione di Agriturist Veneto, l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura, per l’esclusione degli agriturismi dai fondi ministeriali previsti per le eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano.

Un’amara sorpresa che spunta dal decreto di attuazione (datato 24 gennaio) del decreto  del 4 luglio 2022 su criteri e modalità di utilizzazione del “Fondo di parte capitale per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano”. Il bando prevede uno stanziamento complessivo di 76 milioni di euro e ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano.

“Ancora una volta i soldi stanziati per l’agricoltura vanno solo nelle tasche di industriali e ristoratori – sottolinea Giulia Lovati Cottini, presidente di Agriturist Veneto – e non alle aziende agrituristiche impegnate ogni giorno nella somministrazione di alimenti autoprodotti e tipici. Il click day è previsto per il 1° marzo e, se non si corregge subito questa anomalia inserendo tra i soggetti beneficiari anche le attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, le realtà che custodiscono qualità e tradizione concorrendo a promuovere sapori e saperi locali soprattutto nelle aree rurali, oggi meta sempre più ambita dai turisti  stranieri, saranno inspiegabilmente tagliate fuori”.

Ma non è l’unica novità in negativo di questo inizio 2024. Anche la nuova legge regionale, sulla quale gli agriturismi veneti avevano riposto molte aspettative, non sta trovando applicazione nella pratica. “In questi giorni sto facendo il giro delle province, e mi rendo conto che la nuova legge regionale e ancora di più il Dgr hanno completamente illuso e disatteso le nostre aspettative – denuncia la presidente, titolare dell’agriturismo Villa Feriani a Montegalda, nel Vicentino -. Avevamo chiesto di diminuire le percentuali di valore per le attività di somministrazione, dato che il 50 per cento è tantissimo e viene applicato solo in Veneto, consentendoci di utilizzare prodotti di agricoltori veneti, ma non è cambiato nulla. Avevamo anche chiesto di portare a 60 i posti letto, in base all’esigenza e alla conformità dell’azienda, ma anche su questo fronte è cambiato poco. Da annotare che nel novero delle persone pernottanti posti letto sono stati inseriti anche i bambini non paganti, che nella precedente normativa non c’erano, così da ridurre di fatto il pur minimo risultato di avere portato i posti letto teoricamente disponibili a 45 per tipologia di ospitalità, fermo restando il limite massimo di 60 nel caso di compresenza di ospitalità al chiuso e agricampeggio”.

Non va meglio neppure per gli sviluppi del turismo rurale: “Le nostre aziende avrebbero dovuto diventare i collettori territoriali per le attività rurali, ma di fatto non possiamo uscire dai nostri campi – chiarisce Lovati Cottini -. Possiamo pedalare, camminare, fare qualche passeggiata a cavallo, ma in contesti molto limitati. Non possiamo organizzare attività di yoga, a meno che non siamo noi gli istruttori; non possiamo organizzare riunioni se non inerenti alla ruralità e a meno che non siamo noi i relatori. Non si sa bene quando avremo il tempo di fare gli agricoltori, nostra attività principale, se dobbiamo occuparci in prima persona di tutto il resto. Ci avevano promesso anche una grande promozione, ma sul sito della Regione Veneto la sezione agriturismo è appena citata. Le istituzioni ci stanno penalizzando”.

Scritto da: Laura Lorenzini