Confagricoltura ai parlamentari Ue: seminativi in difficoltà, conti delle aziende in rosso

Seminativi in grande difficoltà, continue restrizioni che impoveriscono le colture, carenza di ricerca applicata per affrontare con le adeguate difese i cambiamenti climatici e i mercati sempre più aggressivi. È il quadro tracciato da una folta delegazione di Confagricoltura Veneto, a Villa Trissino a Cricoli di Vicenza, agli europarlamentari Dario Nardella, coordinatore dei Socialisti e Democratici nella Commissione agricoltura del Parlamento Ue e Alessandra Moretti, e al sindaco di Vicenza Giacomo Possamai. Un incontro avvenuto in un momento particolarmente delicato a livello europeo, in quanto nei prossimi giorni la Commissione Ue presenterà la proposta di Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2027-2034, che potrebbe prevedere l’unificazione del bilancio e tagli rilevanti alla Politica agricola comune (Pac).

I tagli, come hanno spiegato Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, e  Giordano Emo Capodilista, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, preoccupano molto l’organizzazione agricola, contraria alla possibile decisione, perché “verrebbe meno la specificità da sempre accordata all’agricoltura europea e andremmo verso la nazionalizzazione degli aiuti sul modello Pnrr”. Un parere condiviso dall’onorevole Nardella: “Una scelta del genere rappresenterebbe un colpo durissimo alla struttura portante dell’Europa rurale e produttiva – ha rimarcato -. L’ipotesi di ridurre il bilancio agricolo in nome di nuove priorità, pur legittima, è miope e controproducente. La Pac non è una politica del passato, ma un investimento strategico per il futuro: tutela la sicurezza alimentare, garantisce lavoro e la coesione nei territori”.

Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza, ha denunciato le gravi difficoltà che sta attraversando il comparto agricolo, con un focus sul Veneto. “Il settore più in difficoltà oggi è quello dei seminativi. Senza le grandi colture non c’è filiera italiana che stia in piedi – ha scandito -. Se continua così ci sarà sempre maggiore importazione, perché i conti economici delle aziende non reggono. Le colture, se vogliamo che producano, vanno nutrite e difese. Invece le continue restrizioni sulle concimazioni e la riduzione dei principi attivi creano riduzioni produttive, impoverimento dei suoli e resistenze. Divieti e restrizioni devono essere accompagnati da soluzioni alternative, disponibili in commercio. Anche le filiere non sono una soluzione, perché il valore aggiunto non viene riconosciuto all’imprenditore agricolo. Il tutto con costi burocratici sempre più alti: nell’ultimo decennio le nostre strutture sindacali hanno raddoppiato il personale e il costo ricade sulle spalle degli agricoltori. Chiediamo, infine, un sistema di comunicazione europeo, efficace e veloce, che fornisca ai cittadini una visione positiva dell’agricoltura. Nonostante gli sforzi e i miglioramenti, siamo continuamente demonizzati”.

Francesco Longhi, presidente di Anga Veneto, il gruppo giovani di Confagricoltura, ha voluto sottolineare il pesante svantaggio competitivo che grava sull’agricoltura italiana ed europea, in particolare sul fronte delle produzioni di cereali e soia, rispetto ad altri Paesi. “Gli attuali  interventi della Pac ripagano a malapena i rilevanti vincoli ambientali e sociali posti dall’Unione Europea agli agricoltori dei Paesi membri – ha sottolineato -. Se non ci saranno la giusta considerazione del valore strategico del settore e un’adeguata tutela, mediante norme appropriate e sostegni adeguati ed efficaci, per molti giovani agricoltori non ci sarà un futuro”.

Tra gli intervenuti anche i presidenti di Confagricoltura Belluno Diego Donazzolo e Verona Alberto De Togni, che hanno messo in evidenza l’importanza delle attività agricole nei rispettivi territori, sia sul piano economico che per la conservazione dell’ambiente.

Fondamentale la ricerca applicata in agricoltura, come ha spiegato Marco Aurelio Pasti, in rappresentanza di Confagricoltura Venezia. “Il declino agricolo dell’Italia, in base all’indice produttivo delle coltivazioni agricole della banca dati della Fao, è evidente. E questa debacle è destinata a procedere nei prossimi anni. Il divieto di semina di piante ogm, che stride con la libertà di importare derrate ogm per alimentare gli animali che danno origine ai prodotti agroalimentari, ha mandato il comparto dei seminativi italiani fuori mercato. La situazione è aggravata dal cambiamento climatico, che vede un aumento di tre gradi delle temperature estive. Il doppio rispetto alla media globale, e che rende ancora più necessario l’uso di piante ogm. L’Expo di Milano del 2015 Nutrire il pianeta – Energie per la vita si conferma uno slogan vuoto, perché privo di scelte politiche consequenziali. Un esempio di ciò è l’empasse che dura ormai da dieci anni sulle nuove tecniche genomiche, ribattezzate Tea in Italia, dalle potenzialità molto interessanti, ma che restano un miraggio per l’agricoltura italiana ed europea”.

 

 

Scritto da: Laura Lorenzini