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Buone quantità di olive e anche buona qualità grazie all’assenza della mosca olearia, ma rese bassissime. È la sintesi della campagna olearia 2024, da poco andata in archivio, che per l’ennesima volta lascia gli agricoltori veronesi con poca soddisfazione. Nel 2023 fu la quantità di olive ad essere insoddisfacente, mentre il 2022 fu segnato dalla siccità e dalla cascola e nel 2021 la produzione fu praticamente azzerata. Quest’anno le olive c’erano, ma sarà l’olio a scarseggiare.
“Tutti i protagonisti della filiera produttiva hanno lavorato con grande impegno e coraggio anche quest’anno, arrivando ad avere un ottimo prodotto finito – spiega Alessandra di Canossa, vicepresidente degli olivicoltori di Confagricoltura Veneto e presidente della sezione veronese -. La campagna olearia nel veronese è stata caratterizzata da presenza diffusa di olive, ma con rese molto basse. Abbiamo, quindi, portato a casa poco olio, anche se di ottima qualità, grazie anche alla quasi totale assenza della mosca olearia. Le rese così basse sono dovute, probabilmente, allo sbalzo delle temperature tra agosto e settembre, a cui hanno fatto seguito piogge continue e abbondanti, che di fatto ha bloccato la maturazione dell’oliva. I frutti hanno cominciato a pompare acqua, risultando scarichi di olio”.
Visione più ottimistica quella di Mirko Sella, vicepresidente di Cia – Agricoltori Italiani Verona e olivicoltore a Mezzane: “Quest’anno abbiamo avuto rese basse, ma la produzione non è stata male e, venendo da tre annate straordinariamente scariche, possiamo dire che il bilancio non è così negativo – dice -. La stagione è stata inizialmente perfetta per l’olivo: primavera buona, con piogge, e clima non troppo caldo durante la fioritura. Agosto, con il caldo eccessivo, ha invece limitato l’inolizione, cioè il processo che consente l’arricchimento di grassi oleici nel frutto. Di qui le rese basse in frantoio. Ma alla fine, se guardiamo alla quantità di olio per ettaro, possiamo dire che l’annata è stata migliore rispetto all’anno scorso, perché le olive ci sono state dappertutto e quelle raccolte erano molto sane, anche grazie all’assenza quasi totale della mosca. L’olio è forse meno amaro rispetto alla media, data l’incidenza delle piogge, ma secondo il nostro punto di vista può essere anche un fattore positivo”.
Per quanto riguarda i prezzi, secondo il vicepresidente di Cia non dovrebbero esserci altri rincari sui banchi dei supermercati. “Quest’anno c’è più disponibilità di olio e perciò non si prevedono impennate. Ma la carenza di prodotto dell’anno scorso non è stata negativa, in quanto ha fatto capire che anche l’olio non è una risorsa infinita ed ha quindi creato attenzione anche da parte del consumatore sull’olivicoltura nostrana. Questo cambiamento lo stiamo notando anche tra gli addetti ai lavori del comparto, con nuovi macchinari che vengono presentati nel corso delle fiere e delle feste dedicate al prodotto e dalle intenzioni degli agricoltori che prevedono di piantare nuovi ulivi nel 2025. Insomma, buoni segnali che fanno ben sperare per un cambiamento di passo”.
Secondo i dati 2023 di Veneto Agricoltura, la superficie coltivata a olivo in produzione si è portata a 4.893 ettari, con un lieve aumento del 0,1%. Il 72% delle piante si trova nel Veronese (3.525 ettari, +0,1%), a cui seguono Vicenza (495 ettari, +0,4%), Treviso (437 ettari, -0,2%) e Padova (425 ettari, stabile).