Pandemia, impennata del 46% per i giorni di malattia degli operai agricoli

Impennata di giorni di malattia, calo di infortuni. Sono i numeri dell’ente bilaterale per l’agricoltura veronese Agribi nell’anno di emergenza Covid. Il bilancio, presentato oggi in conferenza stampa, parla chiaro. Dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2021 le richieste di integrazione malattia presentate all’ente dagli operai agricoli sono state 1.216, per un totale di 18.276 giorni di malattia, mentre l’anno prima (luglio 2019-giugno 2020) le richieste erano state 962 e i giorni 12.513. Andamento inverso per gli infortuni, che vedono il calo delle giornate da 3.765 dell’annata 2019-2020 a 2.829 del 2020-2021.

“Il contagio da Covid e i giorni in quarantena hanno portato all’aumento del 46% delle giornate di malattia – spiega Luigi Bassani, presidente dell’ente di cui fanno parte Confagricoltura, Coldiretti, Cia , Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil -, con un esborso di Agribi passato da 487.901 euro del 2019-2020 a 702.476 euro dell’ultimo anno. La spesa per infortuni è calata da 90.803 euro a 73.876 euro anche in correlazione alla pandemia, date le numerose assenze per malattia degli operai agricoli. A conti fatti per l’ente bilaterale l’anno segnato dal Covid è stato oltremodo impegnativo, inducendoci a rivedere obiettivi e budget. Finita questa lunga fase di emergenza, Agribi torna ora in rampa di lancio investendo ancora di più nelle prestazioni ai lavoratori agricoli della provincia di Verona, in particolare nel servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro, in collaborazione con Veneto Lavoro, che sta dando ottimi risultati”.

Il bilancio del servizio di incontro tra domanda e offerta, dal 1° gennaio al 13 settembre 2021, è positivo. Le aziende agricole veronesi, in maggioranza frutticole e vitivinicole, hanno presentato 264 richieste di manodopera, di cui 217 addetti alla raccolta, 10 per l’allevamento, 11 trattoristi abilitati e 26 operai generici. All’ente sono arrivate 622 autocandidature, di cui 368 dal portale e 254 dai centri per l’impiego. I lavoratori risultati idonei alla mansione sono risultati 216.

“Investiremo ulteriormente nel percorso avviato sul fronte del mercato del lavoro – sottolinea Bassani – per togliere spazio alle sacche di illegalità. A questo proposito siamo alla vigilia di un accordo con l’Università di Verona per il progetto Farm, un modello di collaborazione a rete pubblico-privato finalizzato alla prevenzione dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, che ci vedrà parte attiva nel cercare una ricollocazione sul mercato del lavoro in condizioni di legalità per gli operai agricoli vittime dello sfruttamento e del caporalato”.

Aggiunge Giuseppe Bozzini, vicepresidente di Agribi: “In una situazione drammatica abbiamo garantito l’integrazione malattia e servizi come le mascherine, i tamponi e la collaborazione con lo Spisal per la campagna di vaccinazioni. Sul fronte prevenzione abbiamo continuato a fare formazione e le visite specialistiche agli operai agricoli, che consentono di aggredire la piaga delle morti sul lavoro, inaccettabili anche in agricoltura”.

Matteo Merlin, segretario provinciale di Fai-Cisl, e Daniele Mirandola, segretario provinciale di Uila-Uil, rimarcano come sia importante la bilateralità dell’ente tra sindacati e parti datoriali, che ha portato al servizio di incontro tra domanda e offerta: “Oltre 200 lavoratori ricollocati solo quest’anno, sia italiani che stranieri, sono un grande risultato. E molti tra coloro che avevano trovato lavoro lo scorso anno sono stati assunti in pianta stabile. Ricordiamo che il servizio è partito da poco. Più sarà conosciuto da aziende e lavoratori, più sarà utilizzato. Sul portale di Agribi, al link https://bit.ly/3zgOkNU, ci sono tutte le richieste di manodopera da parte delle aziende agricole, aggiornate in tempo reale, e anche la possibilità per i lavoratori di inviare la propria autocandidatura”.

Per Marta Turolla, direttore provinciale di Cia-Agricoltori Italiani Verona, presente per le parti datoriali insieme a Giuseppe Ruffini, direttore provinciale di Coldiretti, bisogna continuare a battere però sulla formazione, “perché le aziende cercano personale capace, che sappia già fare il lavoro di raccolta o le potature”.

Chiude Mariapia Mazzasette, segretario provinciale di Flai-Cgil, secondo la quale il prossimo passo importante sarà l’attivazione di una cabina di regia, da parte dell’Inps, per il contrasto al caporalato: “Vogliamo farne parte anche noi, oltre ad altri enti e soggetti pubblici, per spingere sui controlli, che sono fondamentali”.

Scritto da: Laura Lorenzini