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Meno stelle di Natale per le feste natalizie 2025. I produttori hanno ridotto i quantitativi, quest’anno, dato il calo delle richieste nei garden. E anche gli abeti, i tradizionali alberi da addobbare, sono in via di estinzione, soppiantati dai prodotti sintetici.

“Stiamo registrando un calo delle vendite dal 15 al 20% – conferma Massimo Fontana, referente dei florovivaisti di Confagricoltura Verona -. Manca una settimana al Natale, ma il lavoro langue. Nel fine settimana i garden sono pieni, ma in realtà la gente tende a risparmiare o a regalare panettoni e dolciumi. Le stelle di Natale sono, ormai, inflazionate: vengono vendute nei supermercati a prezzi bassi o date in beneficienza, tanto che nei vivai c’è stato un calo di acquisti notevole. Gli alberi veri non li compra più nessuno: oggi sono gettonati quelli sintetici, già addobbati, perché le famiglie vanno di corsa e hanno poco tempo anche per posizionare palline e decorazioni. La verità è che stanno cambiando molto le abitudini e i consumi. Se fino a venti – trent’anni fa il reddito dei vivai erano le piante, ora sono arredi da giardino, oggetti di design e perfino prodotti gastronomici. Chi non si adegua, chiude”.

I dati 2024 di Veneto Agricoltura confermano che il numero di aziende regionali attive nel florovivaismo è sceso a circa 1.300 unità, segnando una contrazione complessiva di un centinaio di imprese negli ultimi cinque anni. La provincia di Padova, con 396 unità, concentra il 30% delle aziende regionali, seguita da Treviso (307 aziende) e Verona (197). In aumento il valore della produzione, che ha raggiunto circa 223 milioni di euro, la metà del quale proviene dalla sistemazione di parchi e giardini.

“L’aumento del valore non va letto, tuttavia, come un aumento della redditività – avverte Fontana -, in quanto è un adeguamento al rincaro dei costi di produzione. Dall’energia alla logistica, passando per gli imballaggi, tutto ha subito ritocchi verso l’alto consistenti. Il prezzo dell’energia è alto e gli aiuti per il gasolio sono insufficienti. Sono rincarati anche i costi delle piantine, così come quelli dei vasi. In Italia non ci sono sostegni per le aziende florovivaistiche, come avviene, ad esempio, in Olanda. La manodopera, inoltre, è una vera spina nel fianco. Facciamo sempre più fatica a reperire personale: sono pochi i giovani che si avvicinano al lavoro nei vivai, manuale e pesante. E anche gli stranieri sono sempre meno: il costo della vita è alto e perciò tendono a tornare nel loro Paese. Il risultato è che ogni anno si registra un calo delle aziende, anche a causa della mancanza di ricambio generazionale: resisteranno solo i vivai più grandi, in grado di ammortizzare i costi e stare al passo con le nuove tendenze”.