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Il Veneto in zona rossa non metterà il lucchetto a vivai e florovivaisti, come accadde l’anno scorso, mettendo in ginocchio un intero settore. Tra le attività commerciali che potranno rimanere aperte ci sono anche quelle che vendono fiori, piante e piantine da orto.
Confagricoltura Veneto tranquillizza i molti associati che oggi hanno chiamato per chiedere chiarimenti. “Tutte le attività che fanno riferimento agli allegati che identificano le attività ritenute essenziali possono rimanere aperte – sottolinea Claudio Padovani, presidente dei florovivaisti di Confagricoltura Veneto -. Tra queste ci sono anche tutte quelle attività che comprendono vendita e produzione di produzione di prodotti ortoflorovivaistici. Fermo restando che ci sono tutti i divieti relativi agli spostamenti comunali e regionali, c’è comunque la possibilità di raggiungere i garden o i vivai fuori dalla propria zona di residenza, se non sono disponibili, anche se deve prevalere il principio della maggiore vicinanza. C’è, inoltre, sempre la possibilità di raggiungere il cliente a casa con la consegna a domicilio, come abbiamo fatto lo scorso anno”.
Confagricoltura si augura che questo lockdown sia temporaneo e che in aprile si torni alla normalità. “Certamente quest’anno ha prevalso il buon senso, consentendoci di tenere aperte le nostre attività – sottolinea Claudio Previatello, responsabile nazionale del settore florovivaismo dei Giovani di Confagricoltura. “Però continuiamo a registrare ammanchi importanti in quanto ci mancano eventi e cerimonie come le nozze, le comunioni e le cresime, così come mancheranno pranzi e cene pasquali. Quindi tutto il reparto relativo al fiore reciso non andrà bene, così come degli omaggi floreali. Un ammanco molto forte, che peserà soprattutto sulle aziende meno strutturate e rese ancora più fragili dall’anno difficoltoso che abbiamo alle spalle”.
In Veneto il settore florovivaistico conta 1.500 aziende che impiegano qualche decina di migliaia di addetti, con un fatturato pari a 500 milioni.