Verona piange Dario Basevi, il medico agricoltore che scampò ai lager nazisti

Verona piange la scomparsa di Dario Basevi, classe 1927, ex primario di medicina interna di Borgo Trento che, andato in pensione, aveva iniziato con passione l’attività di imprenditore agricolo, dedicandosi alla vite e all’olivo nelle sue campagne sulle Torricelle e a Bardolino. Storica figura della comunità ebraica veronese, nominato cavaliere della Repubblica nel 2019 dal capo dello Stato Sergio Mattarella, fu costretto a scappare da Verona con la famiglia quando vennero introdotte le leggi razziali, scampando ai lager nazisti dopo una serie di peripezie e mesi di clandestinità. Da agricoltore si ribaltò col trattore, ma ne uscì indenne.

“Era un personaggio che aveva dell’incredibile, impressionante per lucidità, spessore culturale e caparbietà nel raggiungere i propri obiettivi – lo ricorda Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. Si era iscritto alla nostra organizzazione a 70 anni, quando era andato in pensione. Nonostante l’età avanzata, aveva condotto l’attività agricola con lo spirito e la lungimiranza di un giovane, tanto da raggiungere risultati soddisfacenti sia in campo vitivinicolo che olivicolo. Aveva un cruccio: che le sue viti sulle Torricelle non fossero incluse nel territorio del Consorzio tutela vini Valpolicella. Ricordo la sua battaglia, durata anni, perché la zona venisse ricompresa. Diceva con rammarico: “Si sono ricordati perfino dell’Est Veronese, ma hanno dimenticato la Valdonega”. Battagliò, ma non riuscì a spuntarla”.

Basevi aveva 10 anni quando le leggi razziste entrarono in vigore. Nel drammatico autunno del 1943, in seguito alle deportazioni di ebrei, la sua famiglia scappò da Verona per raggiungere Roma, sperando nell’imminente arrivo degli Alleati. Vi arrivarono il 16 ottobre, nelle stesse ore in cui le SS operavano il rastrellamento nell’area dell’antico Ghetto. Da lì una serie di peripezie e otto mesi di clandestinità, fino alla Liberazione. “Solo allora, alzando gli occhi al cielo – raccontò – ho visto volare le rondini”. Nel corso della guerra Basevi perse 28 parenti deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Un suo cugino di 14 anni fu ucciso mentre combatteva assieme ai partigiani.

Scritto da: Laura Lorenzini