Il Veneto è la seconda regione per consumo di suolo dopo la Lombardia

Nello spazio di un anno, dal 2019 al 2020, nella nostra regione sono spariti 682 ettari di verde. Il Veneto, con 217.744 ettari di suolo consumato, è la seconda regione d’Italia, dopo la Lombardia. Nel 2020, la nostra provincia è stata la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola, con 41.199 ettari, dietro a Treviso e davanti a Padova; e Verona, con circa 5.642 ettari di suolo consumato, è risultata il secondo capoluogo, dietro a Venezia e davanti a Padova.

L’Italia ha una densità di popolazione pari a 206 abitanti per chilometro quadrato; la media europea è di 113; quella del pianeta 48 – dice Giorgio Massignan -.  Considerato che il nostro paese è formato per circa il 35% da montagne, per circa il 42% da colline e per circa il 23% da pianure, la salvaguardia del suolo dovrebbe rappresentare un preciso dovere, tutelato da apposite leggi. Ma non è così, anzi, è proprio il contrario. Da decenni si sta discutendo la formulazione di una legge che limiti il consumo di suolo, ma senza risultati. Si è iniziato con il progetto di legge del ministro democristiano Fiorentino Sullo del 1963, per concludere con il disegno di legge presentato dal ministro Mario Catania nel 2012. La mancanza di una adeguata legge quadro, ha provocato la cementificazione di circa 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale”.

La legge regionale sul consumo di suolo si sta rivelando inefficace per le troppe deroghe e per l’eccessivo ricorso al Piano Casa. “Va osservato che oltre il 70% delle costruzioni si registrano nelle aree cittadine, che avrebbero invece la necessità di essere rigenerate – sottolinea Massignan -. In Italia ci sono oltre 310 chilometri quadrati di edifici fatiscenti e non utilizzati. Da considerare che la nostra regione, a scala nazionale, ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti, 147 metri quadrati per abitante, e un numero eccessivo di capannoni non utilizzati. Solo nel nostro Comune, Verona, ci sono circa 10.000 appartamenti non o sotto utilizzati da ristrutturare. Va comunque chiarito che il recupero deve essere pianificato in base ai reali bisogni del territorio e non alle richieste degli investitori privati, come è accaduto con le passate varianti. Nonostante gli urbanisti sostengano, da anni, che è indispensabile bloccare l’espansione urbana, sinora, a livello legislativo, si è fatto ben poco e si continua a perseguire un vecchio modello di sviluppo che sta devastando l’ambiente, mettendo a rischio l’equilibrio idrogeologico;riduce la nostra autonomia alimentare; e danneggia la biodiversità”.

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Scritto da: Laura Lorenzini