L’ex rugbista Stefano Oliviero lancia la birra ai quattro radicchi di Rovigo

di Laura Lorenzini

La sua prima birra l’ha chiamata Vojo Osare, che significa “voglio osare”. Un motto che rispecchia la filosofia di vita di Stefano Oliviero, ex giocatore di rugby che ha scoperto l’affascinante universo delle birre artigianali durante una trasferta in Inghilterra, decidendo che quello sarebbe diventato il gioco più importante della sua vita.

Oliviero, 39 anni, ha creato nel 2021 il birrificio agricolo Vojo nella zona dell’Ospedale di Rovigo, all’interno dell’azienda agricola di famiglia Il Turrione, chiamata così perché sorge su terreni dove furono costruite torri difensive (Turmfort) durante la dominazione austriaca nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi produce cinque birre da un ettaro di campi coltivati a orzo e luppolo, ma sta per ampliarsi. L’anno prossimo passerà a 4 ettari, puntando a soddisfare le richieste che stanno arrivando non solo dal Veneto, ma anche dal resto d’Italia.

Diplomato all’istituto agrario, il mastro birraio vanta un passato intenso con il rugby: nelle giovanili del Rovigo ha vinto lo scudetto con l’under 19 e l’under 21, per poi approdare in prima squadra e ritirarsi, infine, per problemi conseguenti all’operazione al legamento crociato.

“Inizialmente ho intrapreso percorsi diversi dall’attività agricola familiare – racconta -. Per anni ho lavorato in un’azienda nel controllo qualità e come responsabile della produzione. La svolta è arrivata durante il lockdown, quando ho deciso di approfondire la mia passione per la birra artigianale, nata nel mio soggiorno in Inghilterra, frequentando un corso per mastro birraio. Intanto lavoravo anche di notte, pure come team-leader ad Amazon, perché i corsi comportano investimenti importanti. Poi ho fatto quattro stage in birrifici con impianti supertecnologici in Italia e a Parigi. Nel 2021 ho lanciato il marchio Vojo, dopo aver camperizzato un furgone per andare a produrre la birra in giro. Infine il salto di qualità: ho ristrutturato un magazzino e acquistato i primi macchinari per produrre la birra agricola con i miei prodotti. Il 18 ottobre 2022 è nata la prima birra. Si chiama Vojo Osare: perché bisogna osare e credere nei propri sogni se si vuole che il lavoro diventi il gioco più appassionante della vita”.

Nel 2022 Oliviero ha prodotto 220 ettolitri di birra, venduti a locali polesani e di tutto il Veneto e spillati nella Tap Room, un locale ricavato nelle ex stalle della fattoria dove, da marzo a settembre, si può degustare la bevanda abbinata a prodotti della campagna. “Oltre alla prima nata, una pale ale dalla gradazione contenuta, ho creato Vojo Stufarmi, birra affumicata dal sentore di speck e Opà, brown ale dedicata a mio padre Bruno che non c’è più. Poi ci sono due birre stagionali: FraGola, con le fragole di nostra produzione che regalano alla bibita il caratteristico sapore fruttato; e l’ultima nata, che sto lanciando adesso, RaDiRo, realizzata in collaborazione con Cao Sementi, birra amarotica ad alta gradazione che utilizza quattro tipi di radicchio coltivati in Polesine, tra cui quello rosa. Prodotti locali, come tutti quelli che connotano la mia azienda, perché credo che il Polesine sia una terra ricca di storie, sapori e risorse da sviluppare”.

L’azienda è a conduzione familiare. Al fianco di Stefano Oliviero c’è la mamma Luisa, “il pilastro della famiglia”, oltre alla moglie Giulia e ai figli Emma e Riccardo. Nei campi, oltre a orzo, frumento e luppolo, si coltivano ortaggi e frutta. “In Italia ci sono oltre 1.300 birrifici e la competizione è tanta – dice il produttore -. Perciò io credo che l’importante sia non fermarsi mai e continuare a innovare. Ho in cantiere prodotti artigianali come confetture, mostarde e chutney a base di ortaggi, frutta e birra. La linea si chiamerà “Vojo, i giardini del re”.In primavera, invece, aprirà l’agriturismo: “Siamo già fattoria didattica, ma vogliamo partire con la ristorazione. Tanti altri progetti bollono in pentola, come corsi ed eventi e una nuova birra speciale che lancerò l’anno prossimo il 18 febbraio, giorno del mio quarantesimo compleanno”.




        

 
Scritto da: Laura Lorenzini