Ricerca dell’Università di Padova: l’intelligenza artificiale potrà salvare il Delta del Po

di Laura Lorenzini

L’intelligenza artificiale diventerà un alleato fondamentale per gli agricoltori del Delta del Po, intervenendo per prevedere in tempo fenomeni sempre più estremi come l’inaridimento del terreno, lo stress idrico delle piante e la risalita del cuneo salino. A dirlo è una ricerca dell’Università di Padova, realizzata in collaborazione con il Consorzio di bonifica del Delta del Po, presentata  in anteprima a Rovigo nel corso del Food&Science Festival Lab, organizzato da Confagricoltura Rovigo con Confagricoltura Mantova al Salone del Grano e dedicato al tema dell’“Agricoltura e intelligenza artificiale – Un nuovo approccio tra sviluppo economico e sostenibilità”. Presenti anche il vescovo Pierantonio Pavanello, il prefetto Clemente Di Nuzzo e alcuni rappresentanti della Guardia di Finanza.

La ricerca, presentata da Paolo Tarolli, ordinario di Idraulica agraria del dipartimento Territorio e sistemi agroforestali dell’Università, è incentrata sull’aridità nel Nordest che, negli ultimi vent’anni, ha colpito con estati sempre più calde, portando ad un progressivo inaridimento del terreno. L’agricoltura del basso Veneto, in particolare del Delta del Po, che come tutte le zone costiere è più esposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, soffre di stress idrico, con rischio di perdita dei raccolti e sparizione di colture.

“Vent’anni di dati sulle precipitazioni del Nordest, dal 2001 al 2021, ci fanno capire come tutta la zona del basso Veneto stia andando verso l’inaridimento – ha spiegato Tarolli -. Le estati sempre più roventi vanificano l’utilità delle piogge, accelerando l’evaporazione idrica del terreno. L’applicazione che stiamo elaborando con il Consorzio del Delta, con il sostegno dei fondi Pnrr, è rivolta a prevedere i fenomeni estremi come la risalita del cuneo salino attraverso l’uso del satellite e di big data, che, sulla base dei numeri riguardanti lo storico, possono aiutarci a sviluppare un indice integrato  che ci consentirà di capire per tempo le situazioni a rischio, le variabili che entrano in gioco e ad agire di conseguenza. In sostanza, attraverso  l’intelligenza artificiale, potremo attivare un sistema di sensori montati su satellite o sul territorio del Delta, attivando un sistema di allerta, con il concorso dei consorzi, della Regione e di altri enti istituzionali”.

Durante la mattinata sono state presentati altri studi e progetti sulla ricerca e sulle tecnologie che stanno nascendo per risolvere il rebus del futuro: produrre più cibo per una popolazione mondiale di 8 miliardi, in costante crescita, evitando di impattare eccessivamente su suolo, energie e consumo idrico. Nel 2050 si prevede un aumento del 110% di fabbisogno di cereali, del 135% di carne e del 140% di soia. “Le nuove tecnologie smart possono aumentare la produttività e ridurre gli sprechi – ha detto Marianna Lo Zoppo, coordinatrice dell’Invernizzi Agrilab, il laboratorio di ricerca Bocconi dedicato all’agricoltura italiana -, distribuire più equamente valore lungo la filiera, incrementare l’efficienza nell’uso delle risorse e preservare i servizi sistemici. Le Tea potranno intervenire per rendere le piante più resistenti, la tracciabilità intelligente minimizzerà le inefficienze, il vertical farming consentirà di coltivare le piante in un ambiente controllato. Ma stanno avanzando anche la tecnologia di desalinizzazione per l’irrigazione, che sfrutterà l’acqua di mare per rendere irrigue aree colpite da scarsità idrica, e i sistemi di acquacoltura a ricircolo, che migliorano la salute dei pesci attraverso una migliore qualità dell’acqua”.

 

La ricerca è concentrata sulle imprese e sui sistemi che potranno aumentare la resilienza dell’agricoltura di fronte ai cambiamenti climatici, come hanno spiegato Raffaele Giaffreda, coordinatore europeo del progetto Agrifood Tef; Luca ferrari, manager di Cnh Industrial; e Matteo Vanotti, ceo di Xfarm. Bruno Basso, docente di scienze della terra e dell’ambiente alla Michigan State University, si è collegato dagli Stati Uniti per approfondire il tema delle “Tecnologie per un’agricoltura globale”.

 

Cambiamenti che vengono recepiti dalle associazioni sindacali, come ha riferito Cristina Tinelli, direttore relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura, che ha raccontato cosa sta succedendo in Europa e con cambiamenti in atto della Pac, la Politica agricola europea. “Siamo in un momento molto critico, con il crollo dei prezzi dei cereali – ha sottolineato  Lauro Ballani, che ha aperto la giornata con Daniele Sfulcini, direttore di Confagricoltura Mantova, e a Cristiano Corazzari, assessore al Territorio -. Ieri sui mercati il grano duro ha perso 20 euro a tonnellata, una mazzata per i nostri agricoltori, che hanno bisogno di soluzioni e sostegno per continuare a produrre. Noi ci auguriamo che le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale possano dare l’aiuto di cui il nostro settore ha sempre più bisogno”.

 

“Non può essere ignorata l’opportunità che le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, mettono a disposizione di chi lavora e produce – ha sintetizzato Cristiano Corazzari, assessore regionale al Territorio -. E questo in particolar modo per un’agricoltura che voglia guardare al futuro, con uno sguardo sempre più attento rispetto ai processi di produzione, alla sostenibilità ambientale e della filiera. L’obiettivo è quello di far arrivare prodotti di qualità sulle tavole dei cittadini, garantendo il reddito a chi produce”.

 

In chiusura l’intervento di Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura: “Oggi le aziende agricole, attraverso il digitale e le innovazioni, possono essere più competitive e in grado di risparmiare sulle risorse, con colture migliori e terreni più fertili. In Europa però la Pac non risponde più alle necessità degli agricoltori italiani ed europei, come dimostrano le proteste degli ultimi mesi e i numeri degli ultimi anni. Produciamo meno grano, meno frutta, meno patate e meno barbabietole. Ai prezzi attuali più nessuno, l’anno prossimo, farà grano duro in Italia. Bisogna cambiare e guardare al futuro con concretezza, perché con l’intelligenza artificiale stiamo facendo un cambio epocale e l’Europa deve stare al passo, sostenendo la ricerca e le nuove tecnologie”.

Scritto da: Laura Lorenzini